Parigi 1882 d.C.

12.01.2025

Quella notte, nell'imponente palazzo del principe La Valle, in Place des Vosges, a Parigi, c'era un gran fermento. Quasi tutte le finestre apparivano illuminate e la servitù era indaffarata a portare teli di lino, brocche e bacinelle di acqua calda.

Un urlo straziante squarciò il silenzio della notte, seguito da un vagito e dalle manifestazioni di gioia di tutti gli abitanti di quel prestigioso palazzo: era nata Desirée, figlia del principe e della sua amata consorte.

La famiglia La Valle faceva parte di una ristretta cerchia di nobili decaduti ma, contrariamente alla maggior parte di questo genere di aristocratici, il padre Pierre era uomo di ingegno e con le residue sostanze ereditate dagli avi era riuscito ad allestire un laboratorio tessile che, in breve tempo, lo aveva riportato a una condizione sociale degna del suo rango.

La piccola Desirée, secondogenita, venne cresciuta tra gli affetti di famigliari e inservienti, tra gli agi e il lusso che trasparivano in ogni angolo del suo palazzo.

La sua istruzione venne affidata a un anziano zio, docente della Sorbona ormai a riposo. Uomo di vasta cultura, ma soprattutto dalle idee progressiste e con una visione della vita ben più ampia rispetto alle comuni convinzioni.

La bimba dai capelli rosso fuoco che incorniciavano un viso birichino, caratterizzato da occhi verdi come il mare, dimostrò fin da subito una intelligenza brillante e una curiosità sconfinata. Queste caratteristiche, unitamente a una ferrea volontà, la portarono a eccellere sia nelle materie scientifiche che in quelle umanistiche e, grazie ai continui stimoli proposti dallo zio, a soli dodici anni era pronta per studi più avanzati, presso una scuola prestigiosa.

La carrozza si fermò al 23 di rue Clovis, dove si trovava il Lycée Henri-IV. Desirée scese, accompagnata dallo zio, e rimase per un attimo incantata nel vedere l'edificio risalente al VI secolo che l'avrebbe ospitata per i prossimi cinque anni.

Per l'occasione indossava un vestito elegante, ma decisamente castigato, in rispetto delle austere tradizioni dell'antica scuola. Un abito di seta cotta color prugna che giungeva fino a terra, con ampie volute e ricami in tinta. La vita era cinta da un corpetto costellato da stecche di balena che la stringevano così forte da toglierle il respiro. L'abito era chiuso fino al collo, con un imbarazzante pizzo che appariva come un vassoio, inserito sotto al suo viso. Le maniche lunghe, con i polsini chiusi da cinque bottoni foderati di raso. L'unica bizzarria che si era concessa era un cappellino scuro che si distingueva per una lunga penna rossa che faceva a pugni con il colore del vestito.

Quella sobria eleganza non riusciva comunque a nascondere l'esuberanza di quella giovane e quando salutò l'accompagnatore, il suo sorriso si irradiò con la luminosità di un faro.

Giunta all'interno della scuola si mescolò con la moltitudine di studenti che si apprestavano a iniziare il nuovo anno. Per lei fu facile familiarizzare con i nuovi compagni e ben presto catalizzò l'attenzione di parecchi di essi. In particolare, strinse una immediata amicizia con una giovane di nome Annette, la quale le si era avvicinata con grande allegria e l'aveva inondata di parole, non sempre connesse tra loro, ma che esprimevano una grande simpatia.

Naturalmente le si avvicinarono diversi ragazzi, sicuramente attratti dal suo fascino adolescenziale. Uno di loro ebbe l'ardire di presentarsi con un gesto galante, che lei non aveva mai avuto il privilegio di ricevere: un baciamano.

Per la prima volta arrossì, mentre il suo interlocutore le diceva di chiamarsi Armand De la Rochelle.

La giornata scorse velocemente. Dopo una breve visita guidata del palazzo conobbe i suoi professori e ne ebbe un'ottima impressione. Si stavano creando le basi per una nuova ed eccitante esperienza scolastica e sociale.

All'uscita aveva una espressione entusiasta e salì sulla carrozza che la stava attendendo convinta che da quel giorno tutto sarebbe stato più bello.

Giunta nella sua stanza si liberò dello scomodo vestito - unica nota stonata della giornata - e si buttò sul letto, pensando con trepidazione al giorno successivo.

Durante la cena le venne servita una abbondante porzione di gallina bollita. La cuoca l'aveva preparata apposta per lei, sapendo che adorava quel piatto. Consumato il pasto, raccontò ai genitori e al fratello la sua giornata, ricca di piacevoli novità e chiese di poter indossare abiti meno scomodi il giorno seguente, perché le stecche le avevano segnato la pelle sotto al seno. La madre, solitamente intransigente sull'etichetta, comprese il disagio e acconsentì.

Nei mesi che seguirono si rese conto che l'impegno richiesto dal corso di studi era notevole, ma non se ne lamentò mai, perché le sue facoltà intellettive le consentivano di apprendere con facilità, lasciando spazio a momenti di puro divertimento, in compagnia di Annette, che era diventata la sua amica del cuore, e dell'affascinante Armand, che non si lasciava sfuggire occasione per accompagnarsi a lei.

Con il passare del tempo quella che sembrava una semplice amicizia iniziò a trasformarsi in qualcosa che lei non osava definire amore, ma che sentiva crescere dentro di sé, unitamente al desiderio di avere una prima esperienza con un membro dell'altro sesso.

Confidò i suoi sentimenti all'amica e, con lei, nella riservatezza della sua camera, si lasciò andare a confidenze intime, compresa la paura per la sua totale inesperienza.

Giunti verso la fine del primo anno si stava preparando una festa che si sarebbe svolta, come di consuetudine, presso un locale alla moda del centro, per salutare l'arrivo dell'estate.

Più si avvicinava l'evento e più saliva l'emozione.

Un pomeriggio, dopo aver svolto i compiti assegnati, cominciò a valutare quale abito avrebbe indossato al ballo e con l'aiuto di Annette iniziò a provarne tutta una serie, attingendo dal suo enorme armadio.

Annette era stata ammessa alla scuola per i suoi meriti, ma proveniva da una famiglia umile e stava valutando di non partecipare alla festa, perché non possedeva un vestito adeguato.

Ovviamente Desirée non poteva permettere che l'amica non partecipasse e le offrì la possibilità di scegliere tra i suoi vestiti quello che preferiva. Si divertirono un mondo quel pomeriggio, ridendo e scherzando, atteggiandosi come delle vere signore o, in alternativa, come mangiatrici di uomini.

Dopo aver trovato l'abito giusto per ognuna si sedettero sul letto, indossando la sola biancheria intima.

Desirée sognava di ricevere, durante la festa, il suo primo bacio da Armand, ma temeva di deluderlo, perché non era certa di come si sarebbe dovuto fare. Annette, che invece aveva già fatto quell'esperienza con un ragazzo del suo quartiere, si offrì di insegnarle: le portò un braccio intorno alle spalle e con l'altra mano le accarezzò la guancia. Si avvicinò lentamente, lasciando che l'eccitazione crescesse dentro di loro, poi, con grande delicatezza, accostò le labbra a quelle dell'amica. Fu un contatto impalpabile, ma estremamente intenso. Si ritrasse di pochi centimetri poi si riavvicinò e, questa volta, le loro bocche si dischiusero, abbandonandosi a un bacio ardente come la brace. I corpi si strinsero l'uno all'altro e si lasciarono cadere all'indietro sul morbido letto.

Desirée sapeva che quello che stava accadendo era sbagliato, ma quel contatto era così piacevole da coinvolgerle tutto il corpo. Avrebbe voluto fermarsi, ma non ne trovava la forza.

La biancheria le scivolò via di dosso e senza sapere come, si trovò a rotolare nel letto abbracciata alla sua amica, in preda al desiderio di esplorare i misteri della sua sessualità.

Nonostante fosse intrappolata dalla voglia di continuare quel gioco all'infinito, quando Annette giunse con le labbra nei pressi della sua inguine e stava per baciarla proprio dove il suo desiderio si stava concentrando, trovò la forza di reagire e di interrompere l'escalation di piacere che le aveva travolte.

Cercò e trovò le parole giuste per confortare la giovane amica delusa e rimasero abbracciate per lungo tempo, mentre una lacrima scendeva a bagnare le sue lentiggini.

Dopo essersi giurate a vicenda che quell'entusiasmante momento sarebbe rimasto chiuso nel segreto del loro cuore per sempre, si ricomposero e si salutarono come se nulla fosse accaduto.

Qualche giorno dopo andarono al ballo e si tuffarono nelle danze.

Quel pomeriggio Desirée ottenne da Armand il suo secondo, primo bacio e, da quel momento, decisero di essere una coppia.

Lui però terminò gli studi tre anni prima di lei. Si persero di vista e la loro storia d'amore si dissolse come uno sbuffo di fumo.

Sempre più matura, sempre più donna, sempre più sicura di sé, la figlia del principe, con la segreta complicità dello zio, iniziò a frequentare i locali notturni di Parigi.

Il 6 gennaio 1896, l'amato zio le propose di andare a fare un giro in carrozza con lui, perché voleva farle un regalo. Non era il tipo che facesse queste cose ma la possibilità di stare con lui era già una regalo.

La carrozza li condusse in Boulevard des Capucines, di fronte al Grand Café, uno dei locali più in voga del momento. Quando furono all'interno vennero accompagnati nel Salon Indien, già popolato da molte persone eleganti.

La cosa strana era che nella sala vi erano molte sedie, tutte rivolte verso un lenzuolo bianco appeso alla parete. Vennero invitati a prendere posto e le luci si spensero, mentre il suono delicato di un pianoforte invadeva la stanza.

All'improvviso apparve magicamente una scritta:

"Arrivée d'un train en gare à La Ciotat"


Subito dopo apparve una immagine animata che ritraeva un facchino che passava davanti a un gruppo di persone che attendevano sulla banchina ferroviaria. A un tratto apparve un treno che puntava nella loro direzione. Vi fu un fuggi fuggi generale. Le signore urlavano e i distinti gentiluomini non si fecero scrupoli a travolgerle nel tentativo di guadagnare l'uscita. Gli unici a rimanere seduti furono loro due, affascinati dal prodigio inventato dai fratelli Lumière. Il filmato durò meno di un minuto, ma aveva segnato l'inizio di un tipo di arte che avrebbe conquistato il mondo.

Desirée viveva nella Ville Lumiere alla fine del XIX secolo, periodo meglio noto come "Belle Epoque". La città stava vivendo una fase di trasformazione senza precedenti: le vecchie case cadenti e i vicoli stretti lasciarono il posto a stupendi palazzi e a grandi strade, le vie erano illuminate da lampioni alimentati da corrente elettrica e i mezzi di trasporto passarono dal traino animale ai moderni motori a vapore e a scoppio.

Tutto era luminoso e splendente, mentre nello Champ de Mars stava sorgendo una ciclopica costruzione in acciaio, progettata da un ingegnere massone di nome Gustav Eiffel, in vista della imminente esposizione universale del 1900.

Molti guardavano a quell'opera come una cicatrice sul volto di Parigi, ma Desirée si rese conto che quel simbolo di modernità era il sigillo di una nuova era, il momento di passaggio che avrebbe proiettato la città nel futuro.

Parallelamente al progresso tecnologico cresceva anche la voglia di mondanità e la capitale offriva ai suoi figli una serie infinita di possibilità. La città non dormiva mai e i luoghi dove vivere esperienze nuove sorgevano in ogni quartiere.

Alle soglie del ventesimo secolo, la principessina aveva diciotto anni e pur continuando ad avere grande successo negli studi, era diventata una assidua frequentatrice dei locali alla moda e del quartiere di Montmartre, dove aveva conosciuto artisti di grande talento: pittori squattrinati, scrittori sconosciuti, filosofi illuminati e personaggi che avrebbero caratterizzato il pensiero e il gusto artistico del nuovo secolo.

Con alcuni di essi aveva intrecciato rapporti amorosi, con altri complicità creative, con altri ancora esperienze trasgressive. Studentessa modello di giorno e donna fatale di notte.

In quel periodo, uno dei locali che andava per la maggiore era Le Moulin Rouge. Sorto nel 1891, appena più in basso rispetto al quartiere degli artisti, si era affermato con spettacoli di cabaret alternati a spogliarelli e balli impudichi come il Can Can.

Desirée ne era una assidua frequentatrice e il suo ingresso, durante le serate di gala, non passava mai inosservato: i suoi abiti sempre alla moda si erano liberati di tutto ciò che costringeva il corpo, i tagli del tessuto si ispiravano al linearismo e alle curve continue, adeguandosi al movimento artistico dell'Art Nouveau, i suoi copricapo stravaganti erano una sorpresa continua.

Anche la creazione di nuovi tessuti incise sul mondo della moda. Il laboratorio del padre, del quale lei era diventata una preziosa consulente, produceva e forniva i venti atelier di alta moda e le infinite sartorie che erano sorte in quel periodo.

Pur non essendo molto alta, quando Desirée entrava in un locale appariva come una dea. I suoi abiti, che spesso concedevano trasparenze provocanti, erano valorizzati dal suo portamento elegante, dalle sue acconciature sofisticate, dai suoi gioielli preziosi e dal suo lungo bocchino di ambra, attraverso il quale soleva fumare sigarette di tabacco dolce.

La principessa La Valle divenne una icona del nuovo secolo: per i suoi successi accademici alla facoltà di medicina e per la sua debordante eleganza durante gli eventi più importanti delle notti parigine.

Era una donna di successo. Nel giugno del 1907 si laureò in medicina Magna cum Laude, anche se in seguito non esercitò la professione, troppo impegnata a collaborare con il padre e a godersi la vita.

L'unico rammarico fu quello di aver perso l'amica del cuore Annette, la quale rimase incinta ancor prima di terminare il liceo e non le fu più possibile seguire i ritmi di vita di Desirée.

Di tanto in tanto si incontravano, ma il più delle volte era per ottenere dalla ricca amica un po' di denaro che le consentisse di allevare il figlio, visto che il marito si era dileguato ancor prima che nascesse.

Per il resto, la nobile dottoressa conduceva una esistenza invidiabile: riverita e corteggiata come se il suo titolo di principessa avesse ancora una valenza nobiliare effettiva.

Con l'aiuto di giovani artisti trascorreva i pomeriggi a disegnare abiti dalle linee sempre più essenziali e moderne, concedendosi brevi pause per consumare assenzio, che veniva versato nel bicchiere facendolo scorrere lentamente sopra ad una zolletta di zucchero, sorretta da un colino in argento.

Il fumo e l'alcool erano le sue debolezze, ma mai eccedette nel loro consumo e, per compensare questi vizi, seguiva una dieta attenta e sana.

Le sue giornate erano piene e nemmeno un minuto veniva sprecato, godendo ogni istante della sua incredibile ascesa nel mondo della bellezza e dell'arte.

Niente sembrava poterla fermare.

Purtroppo, temibili venti di guerra soffiavano sul vecchio continente. Il 28 giugno 1914, a Sarajevo, l'Arciduca Francesco Ferdinando, erede del trono di Austria e Ungheria, fu ucciso, con la moglie, da un serbo. Questo diede vita a tensioni politiche che sfociarono nello scoppio della prima guerra mondiale.

Il fratello di Desirée, di dieci anni più grande, venne richiamato dall'esercito con il grado di tenente e partì per il fronte. Questo evento gettò la famiglia intera nello sconforto, ma per la sorella segnò una svolta significativa nella sua vita spensierata.

Non soltanto le mancava l'affetto del fratello che la coccolava e le dava sempre importanti suggerimenti. Per la prima volta si rese conto della dura realtà che circondava la sua esistenza dorata.

Il primo giorno di luglio del 1916, le forze anglo-francesi diedero vita a una offensiva contro lo schieramento tedesco, nei pressi del fiume Somme. L'attacco congiunto, con grande spiegamento di forze, avrebbe dovuto avere ragione del nemico in pochi giorni. Invece la battaglia si protrasse per mesi, con un bilancio di vittime agghiacciante: 620.000 alleati e 450.000 tedeschi persero la vita in quella follia.

Giovani vite, falciate come grano maturo, caddero sulle rive di quel fiume.

Nella capitale continuavano ad arrivare uomini feriti o mutilati orrendamente dal fuoco d'artiglieria. Gli ospedali della città erano al collasso e non c'era più modo di accogliere altri disperati.

Il padre di Desirée decise allora di destinare una vasta ala del palazzo al ricovero di quegli sfortunati ragazzi e con l'aiuto di volontari e medici riuscirono almeno in parte ad alleviare le sofferenze di quei soldati.

Anche la giovane figlia del principe mise da parte ogni sua passione e si dedicò a curare i feriti, mettendo a frutto quanto appreso durante i suoi studi.

In quel periodo vide cose che mai avrebbe potuto immaginare. Più di una volta si trovò a stringere la mano di un uomo che stava abbandonando questo mondo, confortato da quella presenza femminile che, con le lacrime agli occhi, lo accompagnava a riposare.

L'11 novembre 1918 si concluse l'incubo, ma le ferite lasciate da quel terribile conflitto avevano segnato profondamente l'animo di Desirée e la situazione peggiorò quando tornò a casa l'amato fratello, che aveva perso il dito di una mano, ma soprattutto la sua vivacità.

I suoi occhi raccontavano vicende terribili, seppellite nel silenzio del cuore, ma evidenti come tagli in una tela

L'unica speranza era che il tempo cancellasse le tracce della sventura, come il vento cancella le orme sulla sabbia. Non fu così.

In quell'anno scoppiò una pandemia influenzale che venne definita "Spagnola". Si diffuse rapidamente e flagellò l'Europa fino al 1920. I locali destinati ai feriti vennero adibiti al ricovero dei malati e la giovane dottoressa dovette continuare a occuparsi di anime perse, abbandonando definitivamente i suoi sogni.

Anche il vecchio zio fu contagiato e la lasciò in una tiepida sera di aprile.

Stanca, disperata, provata nel fisico e nell'anima, Desirée maturò l'idea che non avrebbe voluto continuare a vivere in quel modo, avrebbe preferito morire.

L'assistenza che prestava ai malati la esponeva continuamente al rischio di contagio e un giorno si sentì male. Venne assalita da una febbre altissima che, in pochi giorni, spense la luce nei suoi occhi, privando Parigi e l'umanità intera di una delle menti più brillanti del suo tempo.

Ancora una volta scivolò verso una nuova esperienza di vita. 

Il libro narra le vicende di un unico Spirito che si reincarna decine di volte, facendoci fare un viaggio nel tempo e nello spazio.

Partendo da un luogo forse mai esistito, passando per terre inesplorate e posti conosciuti, le vite si susseguono a ritmo incalzante, portandoci in ogni angolo del mondo ed oltre.

Le storie di vite diverse raccontano esperienze incredibili di uomini e donne che nascono in luoghi lontani tra loro, in epoche storiche o future, raccogliendo insegnamenti normali alternati a vicende inverosimili, fino al momento dell'abbandono del corpo fisico, per avventurarsi in una rinascita che lo porterà ad acquisire nuovi insegnamenti.

Lo stesso individuo percorre i secoli incontrando eventi storici poco noti ma che hanno lasciato una traccia indelebile nell'Umanità; spingendosi poi nel futuro ed affrontando sfide tanto incredibili quanto prevedibili.

Il passaggio tra la morte e la rinascita avviene ogni volta attraverso un tunnel buio che sfocia nella luce di una nuova esistenza.

Ogni racconto è illustrato dai disegni realizzati da Greta Grillo che ha magistralmente fissato ogni esperienza di vita con una immagine potente ed essenziale.

Il lettore si dovrà cimentare con la curiosità di scoprire per ottanta volte quale sarà il destino del nascituro, fino a quando … 

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Questi testi sono frutto della penna di Marco Cevolani, con un contributo creativo di Gemini. L'opera è un'invenzione; qualsiasi riferimento a fatti, persone o luoghi è da considerarsi casuale. Disponibile gratuitamente per la lettura e il download.

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