Capitolo 6 - Samuel

Samuel si trovava nel cortile del condominio dove abitava assieme ai genitori, a gironzolare avanti e indietro con la bicicletta appena avuta in regalo per il suo dodicesimo compleanno mentre il padre era in garage a sistemare alcune scaffalature.

Un pallone quasi comparve magicamente dal nulla, molto probabilmente lanciato da una delle terrazze o forse proveniente dal cortile del condominio vicino; fatto sta che non si accorse da dove era stato lanciato. Scese dalla bicicletta, appoggiandola delicatamente sul cavalletto, quasi avesse paura di romperla e prese il pallone. Si guardò attorno in attesa che qualcuno lo reclamasse. Nessuno. Lo lanciò contro il muro di cinta, il padrone se lo sarebbe venuto a prendere.

Al pomeriggio, quando ridiscese in cortile per riprendere in mano la bicicletta per poi scorrazzare per tutta Borgopianura notò che il pallone era ancora lì dove lo aveva lasciato.

Si avvicinò alla sfera. Se in un primo momento ebbe la voglia di prenderla con le mani per lanciarla in aria, iniziò a colpirla coi piedi.

Incredibilmente riusciva a fare dei palleggi, che ancora oggi sono la sua specialità, che non aveva mai fatto, si sentiva quasi un tutt'uno con la palla.

Toccava la palla con la punta del piede, facendola rimbalzare sul polpaccio, poi sulla spalla, se la faceva rotolare dietro la nuca, la lasciava cadere e con il tacco del piede sinistro se la passava davanti. Andò avanti per diversi minuti e da allora non smise più: appena quattordicenne si iscrisse alla squadra di calcio dell'oratorio. Il salto nel grande calcio lo fece quando fu organizzata una partita di beneficenza contro una rappresentativa dell'oratorio di Mezzolago alla quale avrebbe poi assistito un osservatore del Lombardia Calcio, una delle squadre più importanti di tutta la nazione.

Samuel da solo tenne in piedi la partita: la sua squadra era purtroppo nettamente inferiore a quella del Mezzolago: la partita terminò 5 a 5 con ben quattro marcature di Samuel.

Quel giorno nacque il grande calciatore.