Capitolo 1 - I cinque elementi

12.01.2025

Non spacci più però vedo che non ti fai mancare la buona roba.» Benedetto osservava lo spinello quasi spegnersi fra le proprie dita. Massimiliano lo prese per l'ultimo tiro per poi gettarlo a terra e spegnerlo sotto la suola delle scarpe.

«Preferisco queste cose alle sigarette, le multinazionali del tabacco non avranno mai i miei soldi.»

«Allora, quando pensi di dirlo agli altri?» Chiese Benedetto dopo alcuni momenti di silenzio.

«Che cosa?»

«Beh, che il furto a villa Rossi l'hai fatto tu per i fatti tuoi...»

«Ma...che...che...che intendi?» Massimiliano era diventato tutto rosso.

«Vorrai dire come ho fatto a capirlo.» I due ragazzi si guardarono negli occhi. «Massy, ci conosciamo da dieci anni anni ormai... »

Gli altri e i noi a cui faceva riferimento Benedetto erano gli altri elementi della compagnia: Mattia, Riccardo e Samuel.

Massimiliano si era unito alla bella compagnia, come amava definirla, fin dal primo anno delle superiori, era il ladro della situazione, nel senso che se serviva intrufolarsi in un qualche posto, anche il più impenetrabile, lui era l'asso di briscola. Era, il loro, un gruppo veramente eterogeneo, pur avendo tutti la stessa età. Samuel era un campione con il pallone da calcio, giocava nel Lombardia, era considerato il più forte giocatore al mondo. Riccardo era figlio di Claudia Dominio e Giorgio Guglielmi, musicisti di fama internazionale; i Guglielmi erano una delle famiglie più ricche di tutta la nazione. Mattia era il tecnologico di tutta la combriccola: sempre perso fra invenzioni e altre stramberie, ma il mondo lo conosceva con il nome di Matyà, anzi, il Grande Matyà, il prestigiatore più abile di tutti i tempi. Benedetto, non aveva grandi abilità, ma aveva dalla sua una innata bellezza, un fascino indescrivibile con il quale riusciva a fare cadere letteralmente ai suoi piedi qualsiasi persona, uomo o donna che fosse. In comune avevano tutti un segreto, formavano un team molto speciale, quasi una squadra di pronto intervento – qualcuno potrebbe dire mercenari – che interveniva quando la situazione era veramente ingarbugliata: sia che fosse rintracciare pericolosi malavitosi, oppure liberare attivisti politici rinchiusi in un qualche carcere, insomma se c'era una pesca che le autorità in maniera ufficiale non riuscivano a risolvere, ecco che entravano in gioco loro, semplicemente I cinque.

Diciamo che la parola mercenari non sarebbe il modo giusto di definirli, dato che non chiedevano mai alcun compenso. Le missioni erano tutte autofinanziate: i patrimoni di Riccardo, Mattia e Samuel messi assieme facevano un bel gruzzolo. Qualche volta contribuiva pure Benedetto, quando all'amo abboccava qualche ricca ereditiera... e qualche volta pure Massimiliano, diciamo alla sua maniera.

«Mi scoccia che siate sempre voi a metterci soldi per il nostro passatempo, però quello stronzo di Goffredo Rossi è un pedofilo del cazzo e infatti a quest'ora la polizia dovrebbe essere nella stanza segreta dove custodisce tutte quelle porcherie.» Disse Massimiliano con ghigno beffardo. Benedetto rimase stupito nel sentire quelle parole: «Be' se lo cose stanno così... hai fatto bene.»

«In ogni caso non dire nulla agli altri...»

«Tranquillo, poi lo sai che alla base del nostro patto c'è che quello che facciamo nel tempo libero è insindacabile... solo stai attento a non farti beccare.» Massimiliano guardò l'orologio: «Direi che è ora di andare, sono quasi le cinque.»

Riccardo li aveva convocati a casa sua per le cinque del pomeriggio: una nuova missione li attendeva e, come al solito, non aveva voluto anticipare nulla. La base operativa dei Cinque era la casa natia di Riccardo, Villa Guglielmi, a Borgopianura. La famiglia l'aveva dismessa da parecchi anni e non c'era posto migliore da usare come covo. Massimiliano e Benedetto entrarono dall'ingresso che una volta era riservato alla servitù, posto su una strada privata dietro all'imponente villa, una villa in stile liberty. Passando davanti all'autorimessa notarono la Bugatti di Samuel e la moto di Mattia.

«Almeno questa volta non dobbiamo starli ad aspettare...» Disse Massimiliano con ironia, dato che i due non erano quasi mai puntuali, anche per via dei loro impegni istituzionali: quando però il gruppo si riuniva, la riunione aveva sempre la precedenza su tutto, questa era una delle regole che si erano imposti, oltre a quella di non entrare nella vita privata uno dell'altro.

«Finalmente ci siamo tutti, era da parecchio tempo che non facevamo una riunione all'ora stabilita!» Disse Riccardo accogliendo i due ultimi arrivati nel grande salone.

«Ogni volta che vedo questo tavolo penso che stiamo veramente facendo le cose sul serio» Benedetto si riferiva al grande tavolo circolare posto al centro della stanza, con cinque postazioni, ognuna delle quali dotata di computer, monitor tv ad alta definizione e telefoni, una sorta di ipertecnologia tavola rotonda.

«Certo che facciamo le cose sul serio!» La risposta di Riccardo sollecitò una risata generale.

«Visto che ci siamo tutti direi che possiamo iniziare...Tra due mesi, esattamente dall'8 al 20 dicembre al Castello di Praga si terrà una esposizione di gioielli, non gioielli qualsiasi, ma la collezione dei Romanov, pezzi mai esposti dal valore inestimabile. Il Sindaco della Città ha chiesto aiuto ai Cinque, per proteggere questo bel tesoretto per tutta la durata dell'esposizione.»

Sui monitor personali comparvero in sequenza le foto dei gioielli e delle stanze del Castello che avrebbero ospitato l'evento.

«Prima e dopo quelle date i gioielli dove saranno?» Chiese Samuel.

«Arriveranno direttamente da Mosca il giorno prima e ripartiranno poi per New York il 21 dicembre.»

«Se qualcuno li volesse rubare, potrebbe farlo durante il trasporto, sarebbe il modo più facile.» Osservò Massimiliano.

«Hai ragione, ma a noi è stato chiesto di proteggerli per il loro soggiorno a Praga.»

«Soggiorno che comunque comprende il viaggio da e per l'aeroporto, non credi?» Ribatté prontamente Massimiliano.

«Hai ragione... come intendiamo procedere?»

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