Breve storia del fumetto

12.01.2025

Giro per le strade mentre ripensavo ai miei casi, a quelli risolti ed a quelli dispersi per sempre nell'oblio. In più sto male; non era il solito fegato, come da stereotipo, bensì come LEI avesse finemente giocato da pugilatrice con lui, con me stesso, lasciandomi al tappeto. Ciononostante, era sempre lì ad attenderlo. Perché, e lui questo lo sapeva bene, LEI aveva qualche problema con il rompere le relazioni, per quanto venefiche e dannose potessero essere. Vai, stavolta vai – le dissi. Non ricadere nei tuoi soliti meccanismi di dipendenza e paura della solitudine e di mancanze di qualcosa che possa sembrare amore. Aveva bisogno di distrarmi; sul giornale, ad un numero infimo di pagina, un trafiletto parlava di una mostra sulla nascita del fumetto. Di una forma espressiva, secondo Will Eisner, sequenziale, che vive solo nell'accostamento di una figura a quella successiva, che, così si impregnano di significato ed elicitano un messaggio [1]

Pago il biglietto. Il tour iniziava instillando un dubbio. Se la colonna Traiana, tanto per dire una, o gli affreschi che secoli erano stati la traduzione visiva, per il povero popolo (biblia pauperum), delle parole di santa madre chiesa, o i santini, potessero essere gli archetipi del fumetto medesimo. Stessa cosa ci si domandava per i geroglifici egiziani – oltretutto con il loro andamento lineare o le formelle medievali. Ci ho provato ad incassare ogni tuo pugno. Ma facevano male; l'occhio era gonfio e la vista mi si era annebbiata. Ma il vero discrimine, spiegava la guida, era nella fruizione: il fumetto era pensato per la massa [2] e per raggiungere un vasto pubblico [3].

«L'idea del fumetto vero e proprio è nata nel 1827, con Rodolphe Töpfer, che disegnò le avventure dei suoi personaggi con una didascalia» [4] ponendo le immagini in successione. Però vero padre di tale tipologia d'arte fu il disegnatore statunitense Richard Felton Outcault con le sue strisce sul "New York Word" a partire dal 1895 che, nel 1947, scriverà persino una storia del fumetto. Ovviamente nulla nasce dal nulla – e tra i precursori di Outcault si devono annoverare diverse personalità; la Germania vide un fiorire degli antesignani dei fumettisti attorno alla rivista "Fliegende Blätter", mentre Francia, Inghilterra e USA vedevano l'affacciarsi in tale piatto e fantasioso mondo di carta, di contorni e frasi, le creature inventate ora create da Amédée de Noé ora da Georges Colomb, senza dimenticare Charles Henry Ross che lavorava sui testi mentre sua moglie Isabelle Emilie de Tessier era dedita ai disegni. Infine l'illustratore James Swinnerton che era su piazza fin dal 1892 [5]. Sarà nelle terre parigine che troverà grande fortuna, dal 1905, Bécassine, serva pasticcione ma dal candido animo. Quelle tue parole avevano creato un netto taglio sul labbro, finché non le ho più sentite ed ho udito solo…7…8…9…10… KNOCKOUT. Ma di cosa parlava Outcault? Di una periferia con stranissimi personaggi, rifiutati dalla società dove, nel tempo diverrà protagonista un bambino calvo (Yellow Kid). Con i testi racchiusi, inizialmente, in un cartello, poi in una nuvoletta. Qui è racchiuso il vero fenomeno fumettistico:

«Ciò che in questo rivoluzionario strumento narrativo è rimasto sostanzialmente immutato negli anni è il linguaggio, composto di due elementi estremamente immediati: la parola e l'immagine. Linguaggio talmente malleabile, flessibile ed universale da essere adatto a qualsiasi esigenza estetica e livello culturale, con una straordinaria capacità di coinvolgere e avvolgere il lettore» [6]

Fu una diga che si ruppe e molti altri personaggi e disegnatori si buttarono nella nuova forma espressiva. Che, nei primi del '900, diedero forma a Tarzan, a Mikey Mouse della Walt Disney (seguito da Paperino, Pippo, Paperoni de' Paperoni), a Felix the Cat di Sullivan, passando per Betty Boop di Fleischer approdando alle avventure di Tarzan, a Dick Tracy, Flash Gordon, Mandrake e The Phantom. Alcuni di questi serviranno come propagando anti-nazista, basti citare Capitan American. Tra il 1939 ed il 1941 è un deflagrare di super-eroi: Batman e Robin, Wonder Woman, Flash, Lanterna Verde. Nel 1950 vengono alla luce i Peanuts e la saga dei superpoteri si arricchisce dei Fantastici Quattro, di Hulk, Spider-Man, Iron Man. Dagli anni '80 si avrà una certa riscoperta e passione per Batman. [4]

E l'Italia? Vi navigavano il "Giornalino" ed il "Corriere dei Piccoli" (1908) che però aveva delle didascalie rimate, e sul quale troveranno vita e forma il Signor Bonaventura di Tofano ('17). Qualche anno dopo l'editore Nerbini manda nelle edicole Topolino, intanto che vi arrivano Jumbo ed il Monello questo quando ormai l'Intrepido si faceva leggere fin dal 1919. Sono seduto nello spogliatoio. Il cappuccio in testa e del ghiaccio sulla nuca. Hai vinto, hai vinto tu. Non c'è che dire. Entrano in scena Dick Fulmine (1932) e l'Audace (1934) e tanti altri personaggi famosi. Si importano i western americani come Tex Willer ma i tempi stanno mutando; è ora di Zagor e, sempre negli anni Sessanta (dei quali non si può tacere né di "Linus" né dei Peanuts di Charles Schulz), di Satanik e Kriminal che, nel decennio successivo, cederanno spazio a Ken Parker. Stavolta, davvero, mi fermo qui. Potrei aggiungere che alla fine si è rilevata valida quella nostra antica e prima impressione di qualche anno addietro. Siamo su mondi in-comunicanti, tra noi non potrà che esserci solo questo algido abisso che, puntuale, torna ad inghiottirci. A propositi di incomunicabilità. Più difficile, a parte i tempi recenti, la comprensione, in Occidente, dei manga, che in Giappone erano, e sono, amatissimi e possiedono un preciso mercato. Di precipitare tu non ne hai assolutamente bisogno. Io nemmeno.

Ormai le guerre sono alle spalle. Negli USA Stan Lee inventa i Fantastici Quattro e L'Uomo ragno e nella nostra patria sempre su "Linus" vedremo e leggeremo di Valentina di Guido Crepax (1965) e Colto Maltese di Hugo Pratt.

Con le Avanguardie ci fu un vero e proprio rimescolamento: in America basti citare Maus di Art Spiegelman; in Francia l'autore Moebius che, attorno alla rivista "Metal Hurlant" «rivoluzionò il modo classico di fare fumetti» [8]; rivoluzione che in Italia avvenne attorno a quanto edito da "Alter Alter", "Il Cannibale", "Frigidaire".

Verso fine millennio si passa da Ken il Guerriero, ad una attualità dove ritornano Batman, l'Uomo Ragno ed Hulk, in sintonia con il cinema.


«Dopo il 2000 i più interessanti sviluppi dei fumetti si sono generati con la diffusione di internet. Infatti, è proprio la rete telematica che offre al fumetto, e soprattutto a chi i fumetti li crea, nuove possibilità di diffusione e di sperimentazione. È possibile, infatti, trovare sulla rete immagini da scaricare dei propri personaggi preferiti, dei blog in cui si discute di fumetti e anche veri e propri fumetti fatti apposta per essere pubblicati e venduti tramite internet» [9].


Esco. Ho bisogno d'aria. Di un sigaro. Di lei.

Ciccone Dr. Biagio, Storico-critico dell'Arte e della letteratura


[1] Marino Marini, Cenni sulla storia del fumetto, senza data, al link consultato il 4/08/2024:

https://www.biblioteca-spinea.it/sezioni/sezione-fumetti/cenni-sulla-storia-del-fumetto/

[2] Wikipedia, Storia del fumetto, consultato il 04/08/24, al link:

https://it.wikipedia.org/wiki/Storia_del_fumetto

[3] Gianni Brunoro, La carica dei precursori, in IF (Immagini & fumetti), n. 5, p. 20,

[4] Wikipedia, cit.

[5] Wikipedia, cit.

[6] Marino Marini, Cenni sulla storia del fumetto, link, cit.

[7] Wikipedia, cit.

[8] Paolo Magaudda, Storia del fumetto, 2006, dal link consultato in data 4/08/24:

https://www.paomag.net/multimedia/pdf_multi/La_STORIA_del_FUMETTO.pdf

[9] vedi sopra

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